Quale segreto si cela dietro il quadro di Norma? E’ quello che la protagonista Loredana, una giovane pittrice, cercherà di svelare con l’aiuto di una misteriosa signora che ha acquistato il suo dipinto poiché le ricordava una persona a lei tanto cara. L’opera, in verità, narra la tragica vicenda di Norma Cossetto, una ragazza poco più che ventenne infoibata nell’ottobre del 1943 dagli uomini di Tito con la sola colpa di essere italiana e figlia del podestà del piccolo borgo in cui viveva in Istria. “Il quadro di Norma” di Giuseppina Mellace è edito dalla casa editrice Edicusano.
Il quadro di Norma: intervista all’autrice Giuseppina Mellace
Come è nata l’idea di raccontare una storia vera e di grande impatto emotivo?
Iniziando a fare ricerche per il mio libro UNA GRANDE TRAGEDIA DIMENTICATA. LA VERA STORIA DELLE FOIBE, edito dalla Newton Compton, mi sono imbattuta in tante storie e persone che hanno pagato con la propria vita il prezzo della guerra che qui sul confine orientale è stata particolarmente dura e Norma mi ha colpito poiché era una ragazza fortunata per quei tempi che aveva avuto l’opportunità di frequentare addirittura l’università a Padova, ma come tanti in quel periodo, era cresciuta nel fascismo con i suoi ideali ai quali credeva ciecamente così come tutta la sua famiglia. Non dimentichiamoci che il padre era il podestà del piccolo centro istriano, Santa Domenica, dove era nata.
Norma è il simbolo della sofferenza delle donne che in tutte le guerre pagano sempre un prezzo altissimo; perché è importante non dimenticare il genere femminile?
Norma ha pagato la colpa di essere fascista, ma senza un equo processo; i titini le hanno tolto la dignità violentandola diciassette volte, torturandola e denigrandola per poi gettarla ancora viva nella Foiba di Villa Surani. La ragazza è il simbolo della violenza degli uomini che, durante un conflitto, pensano di sfogare i loro istinti bestiali sulle donne, considerate solo un bottino di guerra. Io le ho definite “vittime mute” poiché, nella maggior parte dei casi, non lasciano traccia nei documenti ufficiali, nella Storia che le dimentica per ucciderle una seconda volta.
Purtroppo ancora oggi l’argomento foibe sembra essere ignorato o relegato ai margini della storia che si studia e si tramanda, qual è il suo punto di vista?
Purtroppo è vero, anche se in questi ultimi anni molta comunicazione è stata fatta, l’argomento incomincia ad entrare nei libri scolastici e la gente vuole sapere sempre di più, soprattutto le nuove generazioni, ma ancora tanta strada è da percorrere.
La storia della seconda guerra mondiale ha volutamente “dimenticato” molti aspetti, molte vicende tra cui le Foibe, ma dopo l’istituzione della Giornata del Ricordo, l’attenzione è maggiore. Bisogna continuare imperterriti poiché è sempre presente il revisionismo, il negazionismo e altri fenomeni propri di questi ultimi anni che toccano queste parti della storia ancora poco note. Personalmente punto molto sui giovani che debbono coltivare la memoria in modo che non si commettano più gli errori del passato poiché ben presto per ovvie questioni anagrafiche, non avremo più i testimoni diretti.
Ci racconta una curiosità successa durante la stesura dell’opera?
La stesura è stata molto complessa poiché di notizie sulla vita di Norma non ne ho trovate moltissime e, pertanto, ho dovuto recarmi sui luoghi, dove era vissuta. Più che di curiosità io parlerei di emozioni: il suo paese, dove mi immaginavo Norma bambina con la sorellina oppure a Padova all’università, dove ho dovuto ricostruire la sua quotidianità per giungere alla sua tomba, dove ho lasciato un semplice fiore.
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***Articolo a cura di Michela Crisci***