Descrizione
Il volume ripercorre storiograficamente il percorso della dottrina a partire dalla definizione di Niccolò Cusano data all’epoca che va dal trasferimento delle insegne imperiali dalla Roma del Tevere nel 476 alla Nuova Roma sul Bosforo usque ad nostra tempora (quindi fino al XV secolo) di Media Tempestas, nella testimonianza del suo segretario Giovanni Andrea de’Bussi quando, chiosando le Opere di Apuleio, rilevò che così il Cardinale chiamasse questa epoca.
Epoca complessa, dunque, perché il termine tempestas non ha mai voluto significare epoca buia come poi la storiografia illuministica ne ha fissato i contorni ma, lungo il significato di Terenzio, Heaut. 1,2, in fin., di pars aevi, intendendo tempestas come ricaduta linguistica di tempus originariamente derivante da templum, riandando quindi al vetusto valore del termine che aveva nelle XII Tavole di solis occasu diei suprema tempestas sesto. Libri augurum pro tempestate, tempestatem dicunt, supremuum augurii tempus (AE. FORCELLINI, Totius Latinitatis Lexicum, t. IV, p. 682).
La complessità dell’epoca deriva, dall’esame delle fonti storiche in nostro possesso, dai due dati difficilmente contestabili sul piano storiografico: la presenza massiccia in Europa e in particolare nella Penisola dei popoli nomadi per tutta l’epoca che il Cusano chiama Tempestas e l’incontro-scontro fra le istituzioni della società civile di tradizione romanistica e le istituzioni, anch’esse di tradizione romanistica ma che si poggiava sul paradosso della salus animarum, sul Vescovo di Roma, che imponeva nell’affiancare al rigor iuris dell’antica concezione eraclitea e parmenidea (per la quale è diritto solo ciò che è reale), un vocabolario giuridico che ne leniva la durezza dell’applicazione. Di qui il titolo dato al volume, Media Tempestas e Utrumque Jus, che si risolve in uno scontro durissimo svolto in mediazioni che sconvolsero l’intera età che chiamiamo emblematicamente medievale, con operazioni politiche e normative che la storiografia successiva, che ha fondato le sue linee-guida sul solo percorso della dottrina hegeliana della storia e del diritto, non poteva non leggere aprioristicamente che in senso negativo, dimenticando che l’età moderna nasce sul recupero degli studi classici dell’età benedettina, sulla lettura popolare del francescanesimo, e sulla cultura delle Confraternite del monachesimo di Chartes, che in uno formano una età certamente tempestosa ma allo stesso tempo radiosa cui l’Età Moderna deve le sue radici.
ONORATO BUCCI
Membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, già consultore della Pontificia Commissione per la Revisione del Codice di Diritto Canonico Orientale e delle Congregazioni per le Chiese Orientali, ora Consultore del Pontificio Consiglio dei Testi Legislativi, è stato Professore di Jus Graeco-Romanum (sive Byzantinum) e di Jura Orientis Antiqui Mediterranei (poi Historia Institutorum Antiqui Orientis) nella Pontificia Universitas Lateranensis dal 1973 al 2005 e in tutti quegli anni Segretario di Redazione della rivista Apollinaris, Commentarius Iuridicus-Canonicus. Oridinario (fuori ruolo dal 1 novembre 2014) di Istituzioni di Diritto Romano e Diritto dell’Antico Oriente Mediterraneo nell’Università degli Studi del Molise dove è stato Direttore di Dipartimento di Scienze giuridiche dopo il trasferimento nel 1991 dall’Università degli Studi di Siena; è stato chiamato come Professore Straordinario nell’Università degli Studi Niccolò Cusano sul gruppo scientifico Diritto Romano e Diritti dell’Antichità. In questo Ateneo è titolare dell’Insegnamento di Storia del Diritto Medievale e Moderno e di Diritti dell’Antico Oriente Mediterraneo.